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martedì 26 luglio 2016

Tra i forzati del Frecciarossa: “Un terzo del nostro stipendio in viaggi, non chiamateci pendolari vip”

In viaggio da Torino a Milano tra manager, free lance e studenti: un flusso da 1800 persone al giorno. Le nuove norme potrebbero stravolgere la vita degli abbonati: ecco perché
L’abbonamento al Frecciarossa costa attualmente 340 euro

«Stai a guardare, ora inizia il salmonaggio». Frecciarossa Torino-Milano, ore 8. Il treno sta per arrivare a destinazione e i passeggeri sciamano dall’ultima carrozza verso la prima. «Così evitiamo la camminata in banchina e risparmiamo tempo». Anche una manciata di minuti è preziosa per i pendolari. Un esercito - 1800 persone, secondo le ultime stime - che ogni giorno si sposta da Torino a Milano per lavoro.

ABBONAMENTI A RISCHIO  
L’Alta Velocità ha rivoluzionato le loro vite. Niente più inferno dei treni regionali (ritardi epici, sovraffollamento e condizioni igieniche censurabili); ma soprattutto tempi di percorrenza dimezzati: 50 minuti (salvo ritardi). Ora, però, l’Autorità garante dei trasporti ha reso non obbligatori gli abbonamenti per Trenitalia e Ntv. Una “minaccia” per tutti i pendolari, che potrebbero trovarsi a pagare ogni viaggio con biglietti singoli a tariffa piena. «Sarebbero 1300 euro al mese - calcola Leonardo Pellegrini, rappresentante del comitato pendolari torinese - Uno sproposito. Diventerebbe un servizio extralusso». Molti sarebbero costretti a tornare sui regionali. «Non avremmo altra scelta - spiega Vittorio, manager 43enne - Il viaggio in auto costa troppo, i bus stradali sono un’opzione impraticabile. Trenitalia opera praticamente in regime di monopolio».  
 “NON CHIAMATECI PENDOLARI VIP”  
Ma chi sono i pendolari veloci? L’identikit è piuttosto eterogeneo. Molti si definiscono “forzati dell’Alta Velocità”. La loro azienda ha chiuso la sede di Torino o dintorni e li ha messi di fronte a un bivio: trasferirsi a Milano o rinunciare al lavoro. Altri, invece, hanno scoperto nuove opportunità, accettando un impiego che in passato avrebbe richiesto il trasferimento nel capoluogo lombardo e un affitto esoso. Tutti, però, sono d’accordo su una cosa: «Non siamo pendolari vip». E’ un mantra che non si stancano di ripetere. 

IL PORTAFOGLI DEI PENDOLARI  
Sul Frecciarossa delle 7 incroci gli occhi gonfi di chi punta la sveglia all’alba. Sguardi assonnati già fissi sul tablet per lavoro, giovani che sbirciano il giornale del vicino, gente che dorme. Sono liberi professionisti, consulenti, free lance, studenti e dipendenti con contratto a tempo determinato. Ma anche dirigenti e manager, che però solitamente siedono in prima classe o executive: un universo a parte. Per la maggior parte, invece, il costo dell’abbonamento (340 euro) incide in media per un terzo dello stipendio: molti faticano a far quadrare i conti. I più fortunati hanno ottenuto un rimborso temporaneo dal datore di lavoro. Ma quasi tutti pagano di tasca propria. 
“COME UN SECONDO MUTUO”  
Senza contare, poi, i costi collaterali del pendolarismo. Molti sono obbligati ad abbonarsi ai mezzi di trasporto di Milano (circa 35 euro). «Io per risparmiare cammino 25 minuti dalla stazione a lavoro», racconta Barbara, 49enne impiegata in uno studio commerciale. Ma sono altre le spese non previste che pesano. «Da quando lavoro a Milano ho dovuto aumentare le ore della babysitter per i miei figli. A fine anno sono oltre 2mila euro in più», spiega ancora la donna. «Tutti i costi sommati sono come un secondo mutuo». 

(QUASI) NESSUNO SI TRASFERISCE  
L’ipotesi di una casa in affitto a Milano è scartata a priori quasi da tutti. «Per essere una scelta economica bisognerebbe prendere una casa in condivisione, altrimenti l’affitto è inarrivabile. Ma a 50 anni non puoi vivere insieme agli studenti», racconta Irene, impiegata nel settore marketing. L’alternativa è affittare una casa fuori Milano. «Ma molti colleghi impiegano lo stesso tempo di noi pendolari, se non di più, per arrivare a lavoro», racconta Mirko, free lance.  
TORINESI A MILANO? UN TABU’  
Per molti, però, è una scelta di vita. I torinesi hanno uno scarso feeling con l’ambiente meneghino: pochi sono disposti a trasferirsi. C’è addirittura chi una casa a Milano ce l’ha - «Eredità degli anni universitari», ammette qualcuno sottovoce - ma preferisce affittarla per pagare l’abbonamento al Frecciarossa e un secondo affitto a Torino. «Ho vissuto 9 anni a Milano, dove ho comprato casa con un mutuo. Ma ho subito capito che la mia vita non era lì. L’Alta Velocità è stata una svolta: ora posso permettermi di vivere in centro a Torino in affitto», racconta Katia, 40enne funzionaria della pubblica amministrazione. C’è poi chi ha fatto una scelta di vita. «Sono milanese, ma mi sono trasferita a Torino con il mio fidanzato - racconta Sara, 35enne free lance - Ogni mattina prendo il Frecciarossa da Porta Nuova. Quando devo fermarmi a Milano, torno a dormire a casa con i miei genitori». No, non sono pendolari vip. 

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